venerdì 17 maggio 2013

Gatsby: A Few Impression



di James Franco

La sfida di Baz Luhrmnan nell'adattare Il Grande Gatsby è simile a quella affrontata da Walter Salles con On The Road: restare fedeli al periodo rappresentato, mantenendo però la purezza del testo originale. Salles ha fatto un bel lavoro nel catturare l'atmosfera dell'America degli anni 50, ma si può discutere sul fatto che i suoi Dean e Sal avessero abbastanza fervore abbastanza di quel desiderio di vivere, vivere, vivere. 

Si dice che un grande libro fa un brutto film, mentre un tascabile da quattro soldi come Il Padrino fa un grande film. Ma questa saggezza popolare deriva dall'idea che un libro è grande per com'è scritto e se viene adattato in una qualsiasi altra forma, perde la sua magia. Come quasi tutti i critici (cinematografici) hanno notato e hanno ragione, col rischio di essere ripetitivi quasi tutto ciò che fa Gatsby grande è la prosa. Permettiamo ai classici di durare così tanto nel tempo perché ci innamoriamo dei personaggi. Ma quando le vecchie storie rivivono nei film, il problema del passato e del presente dev'essere rettificato. E se mancano di qualcosa, non è per colpa degli attori o della regia, ma è il risultato del passare del tempo, del fatto che un particolare libro viene classificato nel contenitore con l'etichetta: "classico".

Nell’adattare Gatsby per il grande schermo, Baz Luhrman ha affrontato due questioni principali: "Cosa funzionerà?" E, come per Romeo e Giulietta prima, "Come faccio rivivere questo vecchio materiale attraverso un nuovo medium per un pubblico moderno?" In qualche modo Luhrman è ruscito a restare fedele sia al testo originale sia al suo pubblico contemporaneo. La musica jazz negli anni '20 era grezza, pericolosa, ma se Luhrman l'avesse usata oggi, il film sarebbe risultato un pezzo da museo irrilevante sia per il grande pubblico, sia per quello più colto, perché sarebbe esattamente quello che si aspettano. Ci sono state obiezioni per quanto riguarda il 3D, ma francamente, è un non-problema. Funziona e né distrae né cambia l’atmosfera. E' una problema fine a se stesso. E' divertente da guardare.

I critici che hanno massacrato il film perché non è fedele al libro sono degli ipocriti. Queste persone si guadagnano da vivere facendo delle letture e critiche letterarie allo scopo di generare teorie che apparterrebbero a vari livelli di competenza, o semplicemente per sbarcare il lunario. Il film di Luhrman è la sua lettura e il suo adattamento del romanzo la sua critica se volete. Qualcuno si permetterebbe mai di obiettare su una produzione dell'Amleto nello spazio? Non nella stessa misura in cui l'hanno fatto per l'adattamento di Luhrman a quanto pare. Forse perché Gatsby è legato ad un luogo  e ad un tempo specifici, mentre Shakespeare, secondo me, abbraccia idee, sentimenti, valori universali. Luhrman doveva dare vita all'aura effimera degli anni '20 ed è esattamente l'aspetto in cui è riuscito meglio.

Un film, com'è ovvio, conta su una risposta immediata, in maniera radicalmente diversa dai libri. Partendo da uno dei testi più cinematografici, il film si allontana dalla fonte letteraria e deve correre lungo un altro sentiero più ristretto. Una volta che la missione di Gatsby di corteggiare Daisy è compiuta, parte di quello snodo è lasciato fuori dalla storia. Non ci importa più di tanto della loro relazione, quanto degli sforzi di Gatsby di compiere quella scalata sociale ed economica che lo porterà a riconquistarla. Questo è un obiettivo universale e poco raggiungibile, di rilievo ancora oggi, reso ancora più attuale dalla scelta del regista di usare un abbigliamento moderno. Il desiderio di Gatsby si rivela quello di un sedicenne: non solo rivuole Daisy, ma vuole anche controllare i suoi sentimenti. Mi ricorda il liceo, quando torturavo le mie amiche per farsi toccare dai ragazzi del primo anno. Volta pagina, amico! Noi siamo ossessionati dalla sua ossessione, ma non significativamente coinvolti nel suo raggiungimento dell'obiettivo.

Inoltre, la perdita dell'ossessione di Nick con Gatsby, tale da trovare espressione nella scrittura terapeutica sulla loro amicizia è ciò che essenzialmente rende quell'amicizia così grande. Da quanto, di fatto, si conoscono? Non erano poi così vicini, no? E quale aspetto della grandezza di Gatsby è tanto attraente agli occhi di Nick? Il mistero dei suoi affari e il denaro che possiede? Il suo amore per una donna? Il fatto che dica "vecchio mio" tutto il tempo e il suo essere in generale così affascinante? Era forse innamorato di Gatsby? Fitzgerld aveva diverse ragioni per essere attratto da personaggi simili a Gatsby nella sua vita (anche Monroe Stahr mescola affari e ossessioni romantiche ne Gli Ultimi Fuochi), in particolar modo perché Fitzgerald non riuscì a sposare Zelda prima di diventare uno scrittore di successo. Ma Nick, fuori dall'azione, non ha interessi personali e mentre mandandolo in un ospedale psichiatrico aumentano i suoi interessi, la sua ossessione con Gatsby è resa ancora più contorta. Ma l'idea di Luhrman è che questa sorta di confusione è interessante, e chi può biasimarlo per questo? Forse semplicemente amava Gatsby e se avessero potuto anche solo continuare a vivere l'uno accanto all'altro, come Toby e Leo hanno continuato a fare dopo le riprese, sarebbe andato tutto bene. In effetti sembra un'idea molto buona per un film. Ma immagino sia stata già sviluppata è una serie tv chiamata Entourage.

Alla fine il film di Luhrmnan funziona, ed è tutto ciò che importa. E' un film che regge. La storia si fa guardare, trasporta e coinvolge.

fonte Vice / traduzione Chiara Fasano

4 commenti:

  1. Bene buona a sapersi perchè voglio vedere il film e leggere il libro!

    RispondiElimina
  2. "I critici che hanno massacrato il film perché non è fedele al libro sono degli ipocriti. Queste persone si guadagnano da vivere facendo delle letture e critiche letterarie allo scopo di generare teorie che apparterrebbero a vari livelli di competenza, o semplicemente per sbarcare il lunario."
    non poteva scrivere tutto senza questa inutile parte?
    appena l'ho letta, ho relamente sbuffato e buttato gli occhi al cielo.

    RispondiElimina
  3. Come sei pignola ahah! Sinceramente è un'osservazione che condivido. Detesto quei critici che stroncano gli adattamenti cinematografici contando quante volte si discostano da un libro. Mi sembrano sempre osservazioni fuori dal tempo e che non considerano le difficoltà che comporta una trasposizione. A meno che il senso di un libro non venga totalmente stravolto, è legittimo che un regista metta in piedi una personale interpretazione di ciò che ha letto.

    RispondiElimina
  4. ok, magari ci può stare, MA non è normale definirli ipocriti e ridurre il loro lavoro a semplice impiego per sbarcare il lunario #pernacchia

    RispondiElimina