sabato 17 agosto 2013

Psycho, Psycho, Psycho



di James Franco

Cos'è un adattamento? Cos'è un remake? Dov'è la differenza tra il trasferimento di un soggetto dalla vita reale all'arte e il trasferimento di un soggetto da una forma d'arte a un'altra? E l'approccio? Cioè, quando traiamo materiale dalla vita reale, lo facciamo in forma di documentario, di film di finzione o di reality show (deprimente)? E quando facciamo un remake, cosa stiamo riproponendo? La storia, i personaggi, la struttura, il modo in cui era girato, il modo in cui era scritto?

La storia di Psycho cominciò con Ed Gein, un tizio realmente vissuto in Wisconsin negli anni '50. Gein era un bastardo malato a cui piaceva andare in giro per cimiteri a scavare nelle tombe recenti e dissotterrare le donne che somigliavano a sua madre. (Gein deve aver scavato un sacco, considerando che faceva tutto da solo! Io ho dovuto scavare una tomba di recente, per l'adattamento di As I Lay Dying e non è una cosa facile.) Con le diverse parti dei corpi realizzava dei mobili - lampade con la pelle, montanti dei letti con i teschi. Sembrava che collezionare parti del corpo fosse la sua passione tanto quanto uccidere. Su Wikipedia c'è tutta una lista di pezzi di carne trovati nella sua casa. Robe tipo vagine in scatole di scarpe e teste in delle borse.

Questa storia vera di Ed Gein diventò Psycho, un romanzo di Robert Bloch. E quel romanzo ispirò il film di Hitchcock, cui seguì una serie di sequel scadenti. (Uno di questi era Psycho III, diretto da Antony Perkins, l'attore che aveva intepretato Norman Bates nello Psycho di Hitchcock. Immagino che alla fine la carriera di Anthony terminò risucchiata in quel motel.) La propensione di Gein per le maschere e la pelle umana deve aver ispirato anche il Faccia di Cuoio di Non Aprite Quella Porta negli ultimi anni '70. Più tardi, negli utlimi anni '90, Gus Van Sant realizzò un remake dello Psycho di Hitchcock ripetendo ogni singola inquadratura dell'originale - e fu massacrato per questo. E ora c'è una serie tv, Bates Motel, una rivisitazione di Mamma Bates e suo figlio sullo stile di Twin Peaks, prima che Ed uccida sua madre e ne impagli il cadavere. Tutti questi rimaneggiamenti fanno pensare, cosa c'è di così vitale in questa cosa chiamata Psycho e cosa ci porta continuamente indietro alla storia di Ed Gein?

Un'altra opera ispirata a Gein, di cui Wikipedia non è al corrente, è il terzo libro di Cormac McCarthy, Figlio di Dio (Child of God). E' la storia di un solitario di nome Lester Ballard che subisce un'evoluzione: da guardone a necrofilo ad assassino. E' affascinante osservare che Bloch usò la fonte Gein per fare un thriller e McCarthy per uno studio su un personaggio oscuro. Io ho avuto la fortuna di adattare questo romanzo in un film, che avrà la sua anteprima al Festival di Venezia alla fine del mese. Ho detto a McCarthy che probabilmente mi chiederanno perché io abbia scelto un soggetto tale per un film, così gli ho domandato perché lui avesse scelto un soggetto tale per un libro. Mi ha risposto, "Non lo so James, forse per un motivo stupido." Poi, quando gli ho parlato del tema più profondo della solitudine estrema e dell'incapacità del personaggio di adattarsi in una società civilizzata, lui ha detto, con un livello di dissimulazione degno di John Ford (Ford era noto per non parlare mai dei suoi lavori, guardate il film su di lui di Peter Bogdanovich): "Sì, ci sono persone come lui a questo mondo." Decisamente.

Nel 1993 il grande artista scozzese Douglas Gordon, uno dei YBAs (Young British Artists), realizzò una mostra, 24 Hour Psycho, in cui rallentò il film di Hitchcock fino a due fotogrammi e mezzo al secondo in modo da farlo durare 24 ore. Si possono dire tantissime cose in merito a quell'opera. Per me è come diventare psicopatici cinematograficamente. Abbiamo davanti qualcosa che è parte del nostro immaginario collettivo. Chi non conosce Psycho? Anche chi non l'ha visto conosce la musica, la scena della doccia, ecc... Ma l'opera di Gordon sovverte quella familiarità in un modo così insolito che ti obbliga a cominciare a riflettere su aspetti diversi del film. Diventa un oggetto. Le inquadrature sono come fotografie. La storia si perde e dai personaggi iniziano ad emergere gli attori che li interpretano. Quasi vent'anni dopo, il grande Don Delillo ha parlato del lavoro di Gordon nel suo libro Point Omega. Per inciso, ho messo i due insieme perché Delillo avesse il permesso di parlare dell'opera. Poi Douglas ha comprato i diritti del libro per farci un film, in cui vuole me come protagonista. E' da un po' che ne parla ormai. Facciamolo Douglas!

L'installazione di Douglas fu presentata per la prima volta in Scozia ed ebbe pochissimi visitatori. Ora è di proprietà del MoMA e di molti altri importanti istituti, ne sono sicuro. Vent'anni dopo, è considerata uno dei più importanti lavori degli anni '90. Dopo un po', il mio regista preferito, Gus Van Sant, realizzò la sua versione di Psycho, nel 1998. Gus diceva che l'idea era di fare un remake della regia del film, piuttosto che della sceneggiatura o della storia. Non era una novità nel mondo dell'arte, ma nel cinema era la prima volta che qualcuno facesse una mossa del genere. E questo era sicuramente un punto a sfavore di Gus. Il suo Psycho aveva l'ambizione di un qualsiasi altro film hollywoodiano, ma quello che probabilmente il mondo dell'arte avrebbe lodato (si pensi all'opera di Douglas), fu criticato aspramente da critici e pubblico cinematografici. Gus veniva da un grande successo commerciale e di critica, Will Hunting. Gli fu permesso di fare qualsiasi film avesse voluto. Per tanto tempo aveva in mente di realizzare un remake di Psycho, ma nessuno lo aveva mai preso sul serio. Dopo l'exploit della coppia Affleck-Damon, gli fu data carta bianca. Non lo si può biasimare per aver voluto un ampio budget e per voler essere pagato dopo anni di progetti piccoli, ma credo che il film avrebbe avuto un karma migliore (è una grande idea) se fosse stato realizzato con mezzi inferiori.

Quindici anni dopo, a me piace la versione di Gus. Lo so che la mia fascinazione è probabilmente dovuta al mio amore per i suoi lavori, ma mi piace davvero scoprire a poco a poco il suo stile a partire dallo schema di Hitchcock - i colori, la scenografia, le luci, le inquadrature. Anche se è basato su Hitchcock, ora è Van Sant alla maniera di Borges/"Pierre Menard, Autore del Chisciotte". Sì, c'è qualcosa di strano nel vedere gli attori quasi nelle stesse posizioni dell'originale. Obbliga chi guarda ad avere una consapevolezza del legame con il film originale e se non lo si avesse mai visto, apparirebbe bizzarro, perché è fatto consciamente con uno stile antiquato e un montaggio e una regia che possono sembrare lenti ad un pubblico contemporaneo. Un pubblico che sa è irritato per le citazioni esplicite e un pubblico che non sa non apprezza la cura con cui viene imitato un maestro. Per non parlare di quanto siano bravi gli attori. Il film fu realizzato quando Vince Vaughn, Anne Heche e Joaquin Phoenix erano insieme in un tris di film. L'unico problema era che le loro performance furono sottovalutate per la troppa vicinanza alle interpretazioni originali. E' come guardare un grande rifacimento della scena di Toro Scatenato in una scuola di recitazione. De Niro non ti uscirà mai dalla testa, non importa quanto buona sia la nuova interpretazione. C'è bisogno di cambiare qualcos'altro. Ma mi piace lo stesso il film di Gus. Lo guardo e penso, che coraggio!

Anch'io ho realizzato la mia versione di Psycho, un'installazione alla Pace Gallery di Londra. E sì, abbiamo rigirato la scena della doccia. Ma io ho interpretato Marion. E' una lunga storia, ma penso che abbia funzionato. Bates Motel non è niente male. Non ho visto molto, ma è fatta bene ed è coinvolgente. Qui l'idea è di tornare all'infanzia di Norman e mostrarci cosa ha passato per arrivare ad essere l'uomo del film di Hitchcock - però è ambientato ai giorni nostri. Non so per certo come funzioni, ma di sicuro lo hanno spiegato alla stampa. Il punto è tornare indietro al passato ed espandere, espandere, espandere. Non si cerca di trovare spiegazioni sbrigative a situazioni ambigue, come fecero per Psycho IV. Si dà importanza alla giovinezza di un personaggio e viene offerto un nuovo sguardo a posteriori verso un personaggio che già conosciamo. La cosa affascinante è che mentre guardiamo Bates Motel simpatizziamo con un uomo che sappiamo diventerà il folle assassino di una donna innocente. Roba da matti.

fonte Vice / traduzione Chiara Fasano

Nessun commento:

Posta un commento